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Immagine del redattoreGiacomo Assandri

Siccità in Pianura Padana, opportunità per un’agricoltura più sostenibile?



In Nord Italia, la siccità dell’estate 2022 è stata uno dei sintomi più evidenti del cambiamento climatico che sta sconvolgendo il territorio nazionale, con evidenti riflessi sulla vita di tutti noi. Per chi sperava che la mancanza d’acqua del 2022 potesse essere un evento estremo e isolato, al contrario quello che si sta preannunciando in questo inizio di anno fa presagire che nel 2023 la crisi idrica sarà ancor più severa di quella dell’anno passato. Emblematico il caso del fiume Po che, lungo tutta l'asta, registra portate al di sotto del minimo storico e inferiori al 2022. Ovviamente il settore in maggiore apprensione per questa situazione è quello agricolo, in particolare i produttori delle due colture che necessitano maggiormente d’acqua, il mais e il riso.

Tale situazione sta già determinando modificazioni profonde dell’uso del suolo nelle aree agricole e probabilmente avrà un impatto considerevole negli anni a venire, come mostrano alcune previsioni[1]. Ma che riflessi avrà questa trasformazione sulla biodiversità delle aree agricole?

Una nostra recente ricerca sulle comunità di uccelli della Pianura Padana[2] può aiutare a comprenderlo e forse a fornire qualche suggerimento nella direzione di una maggiore resilienza climatica.

Lo studio è stato condotto nella porzione sud-orientale della Pianura Padana, fra le province di Parma, Mantova, Ferrara e Bologna, un’area ad agricoltura altamente intensiva, il cui paesaggio è profondamente influenzato dalla presenza del Consorzio di Produzione del Parmigiano Reggiano DOP. Il famoso formaggio deve essere prodotto seguendo regole ben precise. Le vacche da latte, infatti, non possono essere alimentate con insilati di mais, come succede invece per altre eccellenti produzioni casearie tipiche della Pianura Padana; inoltre, il 75% di foraggi deve provenire dal territorio, e questo comporta che l’area geografica su cui il consorzio ricade sia fortemente connotata dalla produzione di erba medica e altre colture foraggere, che hanno una modesta richiesta idrica. L’erba medica, inoltre, è una coltura che ha cicli della durata media di 4-5 anni, al termine dei quali restituisce un terreno fortemente azotato, idoneo ad altre coltivazioni. Ciò favorisce la rotazione delle colture, e quindi una maggiore eterogeneità ambientale a scala di paesaggio, in cui il mais rappresenta solo il 12.5% della superficie coltivata (nostri dati), a fronte del 90% di molte altre aree della pianura[3,4].

Lo studio ha mostrato come le aree a maggiore eterogeneità colturale, ossia quelle dove colture foraggere, autunno-vernine ed estive coesistono in rotazione, sono quelle a maggior ricchezza avifaunistica, in particolare per quanto riguarda le specie legate agli ambienti agricoli e soprattutto a quelle che nidificano a terra nei campi. L’allodola, ad esempio, una specie ormai scarsa in Pianura Padana, è stata contattata nel 56% delle unità di campionamento investigate, mentre lo strillozzo, altra specie ormai rara, nel 23%.


Strillozzo Emberiza calandra.


Lo stesso si può dire per il Grillaio, un piccolo falco di interesse conservazionistico che ha da pochi anni colonizzato quest’area dal sud Italia, divenendo tra l’altro il protagonista di un progetto di conservazione, il LIFE FALKON (http://www.lifefalkon.eu/en/). La ricerca ha evidenziato come la sua presenza sia positivamente associata con la ricchezza di specie legate agli ambienti agricoli. Per questo motivo il Grillaio può essere considerato una specie ombrello per questi ecosistemi e potenzialmente una specie bandiera per specifiche azioni di conservazione volte al miglioramento della qualità ambientale dei sistemi agricoli.

Questa specie è stata negli ultimi anni al centro di numerose ricerche dello stesso gruppo di lavoro che, dopo aver esplorato le preferenze dal punto di vista climatico[5,6] e la selezione dell'habitat a varie scale[7–9], oltre che le caratteristiche dei suoi movimenti locali[10,11] e delle sue migrazioni[12], ha intuito la necessità e l'urgenza di fornire informazioni robuste per migliorare la gestione agricola in pianura Padana, in ottica della salvaguardia della biodiversità.


Grillaio Falco naumanni maschio fotografato nell'area di studio.


Quest’ultimo lavoro del gruppo di ricerca ha chiarito che le filiere di produzione di prodotti caseari di elevata qualità possono contribuire a diversificare le colture delle nostre pianure e favorire così la biodiversità, almeno avifaunistica. Visto il periodo climatico che stiamo vivendo, che probabilmente non migliorerà, è forse giunto il momento di chiedersi se possono esistere aree della Pianura Padana dove le coltivazioni siano rappresentate per più del 90% da mais, una coltura ad elevato consumo idrico, o se invece un cambio di visione non sia necessario e vada a beneficio di tutta la società. Grillai e allodole sicuramente sarebbero d’accordo.


Allodola Alauda arvensis, specie in forte diminuzione in tutta Europa, in quest'area della Pianura Padana è ancora presente in discreto numero.


Fonti citate

1. Mereu V, Gallo A, Trabucco A, Carboni G, Spano D. Modeling high-resolution climate change impacts on wheat and maize in Italy. Clim Risk Manag. 2021;33: 100339. doi:10.1016/J.CRM.2021.100339

2. Assandri G, Bazzi G, Siddi L, Nardelli R, Cecere JG, Rubolini D, et al. The occurrence of a flagship raptor species in intensive agroecosystems is associated with more diverse farmland bird communities: Opportunities for market-based conservation. Agric Ecosyst Environ. 2023;349: 108441. doi:10.1016/j.agee.2023.108441

3. Bava L, Sandrucci A, Zucali M, Guerci M, Tamburini A. How can farming intensification affect the environmental impact of milk production? J Dairy Sci. 2014;97: 4579–4593. doi:10.3168/jds.2013-7530

4. Tabacco E, Comino L, Borreani G. Production efficiency, costs and environmental impacts of conventional and dynamic forage systems for dairy farms in Italy. Eur J Agron. 2018;99: 1–12. doi:10.1016/j.eja.2018.06.004

5. Morganti M, Preatoni D, Sarà M. Climate determinants of breeding and wintering ranges of lesser kestrels in Italy and predicted impacts of climate change. J Avian Biol. 2017;48: 1595–1607. doi:10.1111/jav.01179

6. Berlusconi A, Preatoni D, Assandri G, Bisi F, Brambilla M, Cecere JG, et al. Intra-guild spatial niche overlap among three small falcon species in an area of recent sympatry. Eur Zool J. 2022;89: 510–526. doi:10.1080/24750263.2022.2055170

7. Morganti M, Cecere JG, Quilici S, Tarantino C, Blonda PN, Griggio M, et al. Assessing the relative importance of managed crops and semi-natural grasslands as foraging habitats for breeding lesser kestrels Falco naumanni in southeastern Italy. Wildlife Biol. 2021;2021. doi:10.2981/wlb.00800

8. Cioccarelli S, Terras A, Assandri G, Berlusconi A, Grattini N, Mercogliano A, et al. Vegetation height and structure drive foraging habitat selection of the lesser kestrel (Falco naumanni) in intensive agricultural landscapes. PeerJ. 2022;10: e13979. doi:10.7717/peerj.13979

9. Assandri G, Cecere JG, Sarà M, Catoni C, De Pascalis F, Morinay J, et al. Context-dependent foraging habitat selection in a farmland raptor along an agricultural intensification gradient. Agric Ecosyst Environ. 2022;326: 107782. doi:10.1016/j.agee.2021.107782

10. Cecere JG, Bondì S, Podofillini S, Imperio S, Griggio M, Fulco E, et al. Spatial segregation of home ranges between neighbouring colonies in a diurnal raptor. Sci Rep. 2018;8: 1–9. doi:10.1038/s41598-018-29933-2

11. Ramellini S, Imperio S, Morinay J, De Pascalis F, Catoni C, Morganti M, et al. Individual foraging site fidelity increases from incubation to nestling rearing in a colonial bird. Anim Behav. 2022;193: 145–155. doi:10.1016/j.anbehav.2022.07.014

12. Sarà M, Bondì S, Bermejo A, Bourgeois M, Bouzin M, Bustamante J, et al. Broad‐front migration leads to strong migratory connectivity in the lesser kestrel ( Falco naumanni ). Sadler J, editor. J Biogeogr. 2019;46: 2663–2677. doi:10.1111/jbi.13713


Foto di copertina: un campo di foraggio nell'area di studio della Pianura Padana sud-orientale.



The occurrence of a flagship raptor species in intensive agroecosystems is associated with more diverse farmland bird communities: Opportunities for market-based conservation


Traditional livestock systems have supported farmland biodiversity for millennia. However, modern intensive husbandry is challenging wildlife persistence in agroecosystems. We assessed the multiscale determinants of the species richness of breeding bird communities, as well as the occurrence of a flagship raptor species, the lesser kestrel Falco naumanni, in an intensive agroecosystem mostly dedicated to the production of the world-renowned Parmigiano Reggiano cheese. We relied on three avian community richness metrics reflecting a gradient of increasing association with farmed landscapes, i.e. the overall breeding bird species richness, the richness of farmland species, and the richness of ground-nesters (i.e. species that mostly breed within crops) and tested their association with the landscape, agricultural, and pedological variables as well as with lesser kestrel occurrence. We showed that environmental variables determining overall richer avian assemblages did not coincide with those shaping farmland and ground-nesting species richness, thus challenging the potential effectiveness of conservation actions. However, such actions could be optimized by taking into account different spatial scales affecting different species groups. Indeed, landscape heterogeneity, semi-natural/marginal habitats, and a moderate cover of build-up areas enhanced overall species richness at a small spatial scale. At a broader scale, landscape heterogeneity enhanced farmland species richness, whereas fragmentation determined by urbanization negatively affected ground-nesters. Avian community richness metrics were maximized at an intermediate cover of three prevailing crops (winter, summer, and hay crops), increasing when they co-occurred, i.e., in the presence of crop rotation. Lesser kestrel occurrence was associated with richer assemblages of ground-nesting species because this raptor and ground-nesters showed analogous ecological requirements. These findings suggest that the lesser kestrel can be regarded as an ideal flagship for market-based conservation initiatives (e.g., tailored to the production of biodiversity-friendly agri-food products) in intensive agroecosystems since actions aimed at improving the foraging habitats of the species are likely to benefit co-occurring farmland birds of conservation interest.


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